SETTEMBRE MESE ALL'ADDOLORATA: 13 GIORNO
Penoso commiato.
«Qui va inserita una meditazione molto bella, della quale tuttavia la Scrittura non parla; così il Serafico Dottore si intro¬duce a raccontare il mestissimo commiato che Gesù volle prendere da Maria sua Ma¬dre prima di cominciare la sua passione. Confessa il Serafico, che di questo non parla la Scrittura, ma è cosa chiara che lo si può e lo si deve supporre. « È opinione comune dei santi che l'amoroso Redentore non prin¬cipiasse l'atroce Passione senza averne pri¬ma domandato licenza alla dolcissima Ma¬dre sua che tanto amava e da cui sapeva di essere cotanto amato ». Consideriamo perciò come Gesù e Maria ritiratisi dalla ca¬sa di Simone a quella di Marta e Maria, e ridottisi soli a soli nella stanza loro asse¬gnata, dopo essersi detti tante cose col cuo¬re in tumulto e lo sguardo turgido di lacri¬me, il Figlio rompe quel silenzio angoscio¬so e dice alla Madre che dalla seguente mat¬tina cominceranno le supreme lotte col po¬tere delle tenebre, e che egli in pochi gior¬ni ne sarà vittorioso, ma con lo spargimento di tutto il suo sangue, e con la morte terri¬bile della croce! Maria ascolta singhiozzan¬do e piange! Poi con voce alterata dal pian¬to esclama: Oh se potessi andar io alla mor¬te invece tua, o dolcissimo Figlio mio!.....
Ma lo so, nè la mia vita, nè quella di qual¬siasi altra creatura, ha tanto valore da ba-stare all'umano riscatto. Anch'io ho bisogno dello spargimento del sangue tuo, o A-gnello divino, anch'io spero di essere in eter¬no con Dio nella gloria per i meriti tuoi!... Va pure a sacrificare sulla croce quella car¬ne che prendesti dalle mie viscere a questo scopo! No, non posso nè voglio oppormi ai voleri di Dio. Ecco, ripeterò ancora una vol¬ta, ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo i suoi voleri!.... Ma di questo sii certo, o Figlio mio, gli dice con enfasi ab¬bracciandolo, baciandolo, bagnandolo di la¬crime, che il cuore della madre tua sarà sempre con te; con te patirà, con te sarà straziato, il tuo sangue sarà mescolato alle mie lacrime: questo ti sia prova del mio ardente amore!.. Gesù che ben conosceva la sublime perfet¬tissima santità della Madre sua, gradisce quegli sfoghi di materno amore, la confor¬ta, rianima ed incoraggia, ricordandole che ella pure ha la sua parte notabilissima al¬l'offerta della Vittima divina. E di chi sono io, secondo la carne, se non tuo? La Vitti¬ma che si offre è anche tua, anche tu la offri per la Redenzione del mondo, nella qua¬le mi sarai eterna cooperatrice!
Non è facile per noi percepire ed esprime¬re i sovrumani sentimenti di quei nobilissi¬mi Cuori in quella solennissima occassione! Riproduciamo nell'animo nostro il quadro commoventissimo dell'Uomo Dio a colloquio con la Vergine Madre sua per comunicarsi il mutuo dolore, ed unirsi in un impeto di sublime carità al comune sacrificio per la Redenzione del mondo! Abramo col braccio steso in atto di immolare il suo unigenito dilettissimo Isacco, può suggerirci una par¬lante figura di Maria in quel penoso com¬miato dal suo Gesù.
Non distrarre, anima mia, i tuoi pensieri ad altre cose: cerca di penetrare nell'animo di Maria santissima e studiarne i sentimen¬ti e gli affetti. È la più tenera fra le madri, che si duole pel suo Figlio sacrificato a morte: sì tutto ciò è vero, e nessun'altra madre sentì mai dolore simile al dolore di Maria; ma rifletti che quel dolore non era una ingrata sorpresa per Maria: non lo su¬biva contro sua volontà: non desiderava che le cose accadessero diversamente. Ringra¬ziava Iddio che per la nostra salute mandava a morire l'Unigenito suo in quanto era anche Figlio di lei: e più lo ringraziava della parte che le concedeva alle pene acer¬bissime di Gesù!
O Maria Corredentrice nostra, impetrate¬ci da Gesù Crocifisso, che nel meditare la passione di lui ed i vostri dolori, mettiamo da ogni umano carnale sentimento, per intendere il mistero di essi, e ricavar¬ne frutto sano e duraturo.
Accrescerò la mia fiducia in Maria Addo¬lorata nostra Corredentrice, e da lei impa¬rerò a meditare ed imitare la Passione di Gesù Cristo.
SACRO SETTENARIO
A MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA
GIORNO VI
Il colpo di lancia e la deposizione di Gesù dalla Croce.
Contempliamo, anime buone, ancora un altro dolore che ebbe a sostenere ai piedi della Croce l'eletta Madre di Dio. Dato che non vi è oltraggio più grave che ferire ed insultare un morto, il colpo di lancia, vibrato da un soldato che ferì il Sacro Costato di Gesù intensificò lo spasimo atroce della Madonna, che da sola ne subì tutta la dolorosa sensazio¬ne, essendo Gesù già morto.
Ma l'alto mistero racchiuso nel colpo di lan¬cia veramente è mistico, sublime, oltre l'inten¬dimento umano; poichè da questa ferita fatta al Sacrosanto Costato ne uscì la Santa Chiesa.
La S. Chiesa nella liturgia del Sabato Santo esulta e chiama felice la colpa di Adamo, che ci meritò un tanto Redentore: «O felix culpa, quae meruit babere tantuma Redemptorem... Benedetta lancia che ferì ed aprì il Sacro Costato di Gesù e ci donò il suo Cuore avvampante di carità». Da questa aperta ferita sgorgano le ultime stille di sangue misto ad acqua; per rimanere aperta sempre a tutti quei che vogliono tuffarsi in essa ed essere rigenerati alla grazia che porta alla vita eterna. L'Addolorata ai piedi della Croce, mesta e silenziosa, raccoglie ogni sublimità.
Mistero profondo! Maria, attinge da Gesù estinto, l’ acqua salutari per dissetare tutti i suoi figli novelli, e li invita con le soavi paro¬le: «O assetati, venite tutti; - venite omnes sitientes».
Sì, o Madre cara, veniamo a Te, sitibondi di queste mistiche acque. Mondaci in esse e ren¬dici pure e belle ai Tuoi sguardi materni.
Gesù morto, dalla Croce, col cuore aperto, cogli occhi spenti, colle labbra scolorite e semiaperte, par che ripeta a tutti: «Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis et ego reficiam vos: - Voi tutti che siete affaticati e stanchi, e coperti di lagrime, addolorati, veni¬te a me: io vi ristorerò».
Sì, il dolce Maestro è stato diradato dalla terra dei viventi; il grande e tremendo Deicidio è stato compiuto... Il pietoso Nazareno è scomparso, ma il suo Cuore pal¬pita ancora per tutti i suoi amici, ed anche per i nemici e cattivi, giacchè la sua misericordia è infinita.
Pertanto sulla cima del Calvario, tra i sassi coperti di sangue, mentre il cielo si oscura e dense tenebre avvolgono l'orizzonte, la terra trema, il velo del Tempio si divide in due parti, i sepolcri si aprono, i morti risorgono, Maria, la dolce Madre: - Stabat justa Crucem jesu: stava ritta e immobile accanto la croce di Gesù, in mezzo agli orrori di quel Venerdì Santo, e quale Sacerdotessa offriva all'Eterno sull'Altare del Golgota, il primo sacrificio e la prima Messa del suo Figliuolo.
O Madre, Sacerdotessa eccellente, da oggi in poi, verranno a Te per la durata dei secoli tutti i Sacerdoti, che si curveranno dinanzi a Te; e Tu sarai la loro Madre, Maestra, Modello. Essi sono il palpito più cocente del Cuore aperto del Tuo Gesù e sono i figli della Tua predilezione materna. Tu li assisterai sempre durante la celebrazione dei divini Misteri; starai presso l'Altare santo, vicino ad essi, come stavi vicino alla Croce di Gesù; mostrerai loro il Cielo durante le loro ardue fatiche apostoliche; l'incoraggerai nel loro ministero e dirai loro: Figlio, guarda il Cielo, e compi coraggiosamente le fatiche, ed opera per amore mio e di Gesù».
Un'altra pena incombe purtroppo sul Cuore Addolorato di Maria Santissima: la deposizio¬ne dalla Croce.
I discepoli di Gesù lo schiodano e, scen¬dendolo piano piano; lo adagiano sulle ginocchia della Madonna, che a tal fine si era seduta su di una pietra. Ma quale non fu il rammarico della dolente Madre nel mirare il suo morto Gesù e vedere quelle piaghe profonde e larghe? Quella corona di spine sì fortemente premuta e conficcata nel divin Capo. Ella gliela toglie con amore; indi bacia con tenerezza materna ciascuna piaga del corpo adorato del Figlio, e va mestamente ripetendo: «non est in Eo sanitas: da capo a piedi non è in Lui sanità veruna».
Anime buone e care, insieme ai pii Discepoli di Gesù, alle divote donne piangia¬mo intorno alla salma dell'Uomo-Dio deposto in seno alla sua desolata Genitrice; ed in silenzio adoriamolo profondamente con Maria, che con affetto Lo bacia, Lo accarezza, Lo adora.
AFFETTI
O Regina dei Martiri, chi mi darà lagrime ardenti per piangere con Te, giorno e notte la morte atroce del Tuo Unigenito? Quel petto aperto dalla crudele lancia mi parla del suo amore immenso. Chiudimi in Essa, o dolce Madre, come in una caverna benedetta, onde io ridica a lui il mio amore.
Anime sorelle, durante il Santo Sacrifizio della Messa recitiamo sempre il flebile inno dello “Stabat Mater”. Recitare questa gioconda poesia del dolore di Maria è lo stesso che ristemprarsi in pianto. Par che la Mamma Dolente accolga sensibilmente le espressioni dolorose che sgorgano divote dal cuore.
O Madre, abisso di amore, fa che io senta i Tuoi dolori, che io pianga assieme con Te:
"In Te può la mia vita esser gioconda S'ai Tuoi prieghi, o Maria, O Vergine dolce e pia, Ove il delitto abondò, la grazia abonda".
OSSEQUIO. - Prendere da oggi la bella prati¬ca di recitare sempre lo Stabat Mater, possi¬bilmente dinanzi alla immagine dell’Addolorata.
GIACULATORIA. - O Maria, Madre del dolore, fa che io senta i Tuoi dolori e che pianga assieme con Te.
CORONA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA
O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo Come era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
Nel Primo Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che presenta Gesù bambino al Tempio e incon¬tra il santo vecchio Simeone che le profetizza la «spada» del dolore.
Maria Santissima offre Gesù a Dio Padre, offre la Vittima pura, santa e immacolata, e con Lui of¬fre se stessa, chiamata ad essere la Corredentrice universale: per questo Gesù sarà Vittima crocifissa e Lei avrà l'anima trapassata dalla «spada» del do¬lore per tutti i peccati del mondo. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
Nel Secondo Dolore si contempla
Maria Santis¬sima che fugge in Egitto per salvare Gesù bambino dalla morte.
Maria Santissima fugge in esilio con S. Giuseppe per salvare la vita di Gesù Bambino minacciato di morte. Il dramma di dolore dell'esilio di Maria Santissima è grazia di sostegno per tutti noi «esuli figli di Eva» chiamati, da questa terra di esilio, alla Patria dei cieli, a cui arrivare per la via della Cro¬ce, da Lei sostenuti e confortati. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
Nel Terzo Dolore si contempla
Maria Santissima alla ricerca di Gesù ritrovato nel Tempio a Geru-salemme.
Maria Santissima soffre un'angoscia terribile per lo smarrimento di Gesù a Gerusalemme. Per tre giorni Ella ricerca il Figlio, e lo ritrova nel Tempio. Smarrire Gesù, perdere Gesù: è la più grande disgra¬zia che ci possa capitare, perché solo Lui è la Via, la Verità e la Vita; perciò bisogna subito ricercarlo e ri¬trovarlo nel Tempio, nella Casa del Signore, acco¬standosi ai Sacramenti della Confessione e della Co¬munione. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
Nel Quarto Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che incontra il Figlio Gesù sulla via del Calvario.
Maria Santissima incontra Gesù sulla strada del Calvario e percorre con Lui il cammino doloroso fino al Golgota, portando nel cuore la Croce di Gesù come una «spada» che penetra sempre più a fondo nella sua anima per la redenzione dell'uma¬nità peccatrice. Con Maria Addolorata seguiamo anche noi Gesù portando la Croce della nostra salvezza. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
Nel Quinto Dolore si contempla
Maria SS Addolorata presente sul Calvario alla Crocifis¬sione e Morte di Gesù.
Maria Santissinia Addolorata è presente alla Crocifissione e Morte di Gesù e soffre nel suo cuo¬re di Madre tutti gli strazi del corpo di Gesù inchio¬dato alla croce, abbeverato di fiele, trafitto al co¬stato. Qui la «spada» del dolore ha trapassato tut¬ta l'anima di Maria, ma Ella ha offerto tutto sem¬pre unita al Figlio Redentore come Corredentrice universale di salvezza. Ella voglia stampare nelle nostre anime l'immagine del Crocifisso. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
Nel Sesto Dolore si contempla
Maria SS Addolorata che riceve tra le braccia Gesù deposto dalla Croce.
Maria Santissima riceve fra le braccia Gesù de¬posto dalla croce. Questa è l'immagine della pietà. Ma è anche l'immagine della maternità sacerdotale della Corredentrice universale che offre al Padre la Vittima divina, ostia di salvezza per tutti gli uomini di ogni tempo e luogo. O Madre pietosa, tieni an¬che noi fra le tue braccia per offrirci a Dio. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
Nel Settimo Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che depone Gesù morto nel sepolcro.
Maria Santissima depone il corpo di Gesù nel se¬polcro per attendere con fede invitta la sua resurre¬zione. Il sepolcro di Gesù è un sepolcro di vita e di gloria, e così sarà del sepolcro di ogni redento che accoglie il Redentore, mentre il sepolcro di chi rifiuta Cristo sarà sepolcro di perdizione eterna. Madre Addolorata, deponi anche noi nel sepolcro di Gesù per risorgere un giorno come Lui alla vita eterna. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.
TESTI TRATTI DA: www.preghiereagesuemaria.it
FOTO TRATTA DA: CHIESA DELL'ADDOLORATA- -SANNICANDRO GARGANICO - DI FACEBOOK
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