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SETTEMBRE MESE DELL'ADDOROLATA: SESTO GIORNO


Vita di umile sudditanza.
E Gesù si partì con loro, e venne a Nazaret, ed era loro sottomesso ». Et erat subditus ittis. Queste quattro parole di altissimo significato compendiano diciott'an¬ni della vita dell'Uomo-Dio. Era soggetto, ubbidiente in ogni cosa a Maria ed a Giu¬seppe. Chi è soggetto, ubbidiente? L'Uomo. Dio! A chi? A due sue creature! Perchè? E che cosa di meglio poteva fare il maestro di ogni virtù, che adempiere gli offici della pietà? Qual meraviglia che faccia sempre a modo del Padre celeste, se proprio per que¬sto si assoggetta alla Madre terrena? Questa ubbidienza del divino Giovinetto era una di quelle cose ordinategli dal Padre suo, delle quali egli si doveva sempre occupare. Tanto ci voleva per insegnare al mondo l'u¬miltà e l'ubbidienza, che sono il fondamento sicuro della vera santità.
Mentre Gesù progrediva in sapienza, in statura, in grazia presso Dio e presso gli uomini, Maria certo non osa¬va comandare nulla a tanto Figlio; ma ve¬deva ogni suo desiderio, ogni suo bisogno indovinato e diligentemente eseguito. Meno ancora comandava Gìuseppe; ma con sua grande tenerezza si vedeva sempre attorno premuroso il Giovinetto Dio, che non isde¬gnava di por mano ai suoi ruvidi lavori; quanta edificazione per tutti e due! Chi con-. siderava l'umiltà, la diligenza, la disinvoltu¬ra con cui il Figlio di Dio accudiva alle umili faccende della povera santa Famigliola, ne rimaneva estasiato, e scorgeva sempre più e¬videntì i segni di una sapienza celeste che si appalesava in quel giovinetto a proporzione che cresceva di età e di statura, dive¬nendo a tutti ognor più grazioso, guadagnandosi il cuore di tutti. Quella graziosa amabilità era un vivo riflesso del favore divino e del tesoro di sapienza e scienza divina che erano in lui in tutta la pienezza.
Maria era la più attenta osservatrice dei movimenti del Figlio suo; più che madre si sentiva discepola, e studiosamente ricopiava in sè le divine virtù di lui. Quante volte per imitarlo insisteva nell'offrire a Gesù i suoi servizi, dicendosi obbligata procurare il vantaggio ed il Figlio! Con quali amorevoli persuasioni lo prega¬va a risparmiarsi, ad aversi qualche riguar¬do! Ma Gesù deve aver detto alla Madre sua, quel che dirà al Battista: « Lascia stare per ora, poichè in questa maniera si conviene a noi adempiere ogni giustizia! » Tu come madre devi comandare al tuo figlio; io co¬me figlio debbo ubbidire alla madre! Subli¬me lezione, se la intendessimo!
Riflettiamo però che l'eroismo di tanta virtù da una parte e dall'altra non poteva esssere senza dolore fisico e morale, massime di due virtù come l'umiltà e la ubbidienza ché importano sacrificio. Il Gio¬vinetto Gesù soffriva nel corpo la fatica e le privazioni di tutti gli agi della vita: soffriva nell'anima per quello stato di nascondimen¬to, di inazione per tutte le cose grandi; di occupazione continua in cose umili e basse. Non che in Gesù ci fosse ripugnanza o amor proprio sregolato: ma la retta stima della sua eccellenza anche come uomo, gli faceva sentire l'abbassamento al quale si era volon¬tariamente ridotto. La pena ed il dolore son sempre più sentite dalle anime grandi.
E voi, Vergine, riputata da Dio degna di e¬sercitare sopra di lui, divenuto vostro Figlio, l'autorità di Madre; deh per quel dolore sot¬tile ma pungente che vi cagionava la vista del Figlio di Dio umiliato sino a farsi vo¬stro suddito, pregateci da lui quel sentimen¬to di umiltà
Mi attaccherò alla santa ubbidienza, come un naufrago alla tavola che gli si offre per non essere soffo¬cato dalle passioni.

TESTO TRATTO DA: www.preghiereagesuemaria.it
FOTO TRATTA DA: wikpedia

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