NOVENA AI SANTI ANGELI CUSTODI (DAL 23 SETTEMBRE AL 1 OTTOBRE) 2 GIORNO
O mio affettuosissimo compagno, mio unico vero amico, mio santo angelo custode che in ogni luogo ed in ogni tempo mi onori con la tua venerabile pre¬senza, io ti saluto e ti ringrazio, assieme a tutto il coro degli angeli, incaricati da Dio di annunciare i grandi e misteriosi eventi. Ti supplico di illuminare il mio spirito con la conoscenza della Volontà divina e di dispor¬re il mio cuore a compierla sempre perfetta¬mente, affinché agendo sempre secondo la fede che professo, possa ottenere nell'altra vita la ricompensa promessa ai veri credenti. Angelo di Dio...
NOVENA A SANTA TERESA DI LISEAUX (DAL 22 AL 30 SETTEMBRE) 3 GIORNO
Ogni giorno della novena, si dirà il ‘Padre Nostro’ e l"Ave Maria', due preghiere che la piccola Teresa amava molto. Un giorno disse: «A volte, quando il mio spirito è in un'aridità così grande che mi è impossibile ricavarne un pensiero per unirmi al Buon Dio, recito molto lentamente un ‘Padre Nostro’ e poi il saluto angelico; allora queste preghiere mi rapiscono, nutrono la mia anima ben più che se le recitassi precipitosamente un centinaio di volte...»
3° Giorno
IL SORRISO
La piccola Teresa dice: «Il mio modo speciale è quello di essere gioiosa, di sorridere sempre, sia quando cado che quando ottengo una vittoria». «Quando non capisco niente degli avvenimenti sorrido e dico grazie».
«Quando soffro molto, invece di avere un'aria triste, reagisco con un sorriso. All'inizio non ci riuscivo molto bene, ma ora è un'abitudine che sono felice di aver preso».
Proposito
Oggi sforzati di offrire a Dio le situazioni dolorose della tua giornata reagendo con un sorriso. Padre Nostro ... Ave Maria... Gloria al Padre...
«Quando posso, faccio del mio meglio per essere gaia, per far piacere».
3° Giorno
IL SORRISO
La piccola Teresa dice: «Il mio modo speciale è quello di essere gioiosa, di sorridere sempre, sia quando cado che quando ottengo una vittoria». «Quando non capisco niente degli avvenimenti sorrido e dico grazie».
«Quando soffro molto, invece di avere un'aria triste, reagisco con un sorriso. All'inizio non ci riuscivo molto bene, ma ora è un'abitudine che sono felice di aver preso».
Proposito
Oggi sforzati di offrire a Dio le situazioni dolorose della tua giornata reagendo con un sorriso. Padre Nostro ... Ave Maria... Gloria al Padre...
«Quando posso, faccio del mio meglio per essere gaia, per far piacere».
MESE DI SETTEMBRE ALL'ADDOLORATA: 24 GIORNO
Abbandono
«Da circa l'ora sesta tenebre offuscarono tutta la terra sino all'ora nona, e si oscu¬rò il sole. Ed all'ora nona esclamò Gesù a gran voce dicendo: Dio mio, Dio mio, perchè m'hai abbandonato!».
Maria con occhi lacrimosi, più attenta¬mente li fissa in volto al diletto Figlio ago¬nizzante, come per leggergli negli occhi e nelle labbra l'interna angoscia, che le fan¬no indovinare quelle dolenti parole. Quasi non si accorge del sole che vien meno; del suolo che si scuote, delle rupi che si spez¬zano. Ciò non le reca meraviglia, chè trop¬po bene conosce la dignità del momento, e l'acerbità del delitto che si commette dagli uccisori. Ma quelle parole!... Quelle paro¬le, che dal moto delle labbra riarse di Gesù, si vede che sono seguite da altre esprimenti l'interna angoscia di lui sono l'ultima fervida preghiera sacerdotale!
Ecco il momento, e Maria se ne accorge, che l'eterno Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec, Gesù Cristo suo Figlio secondo la carne, offre le sue preci e supplicazioni a Colui che può salvarlo da morte, con grida valide fra lacrime, ed è esaudito per la ri-verenza sua. La Corredentrice unisce le sue preci a quelle del Figlio, mentre beve con lo sguardo tutta l'atrocità delle agonie di lui. Non bastava che egli fosse ridotto tut¬t'una piaga nel santissimo corpo; non basta¬vano gli spasimi che trasmettono a tutto il corpo le quattro orribili ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi: non basta l'acuta do¬lorosa febbre causata da quello stiramento di membra, inasprimento di ferite, indoli¬mento di nervi, muscoli ed ossa: un nuovo tormento più amaro degli altri manifesta il caro Figlio: l'abbandono di Dio! Noi lo in¬tendiamo con difficoltà. Maria lo intendeva benissimo; ma come farò io ad immedesi¬mare il mio sentimento con quello dell'ad¬dolorata Vergine?
Rifletti, anima mia, che le parole di Gesù, sono quelle che gli mise-in bocca tanti se¬coli prima il suo re antenato Davide: rifletti, alle altre parole che seguono queste prime: Dio mio, io grido a te durante il giorno, e tu non mi esaudisci, grido di notte, e non trovo riposo; ti sei allontanato dal porgermi aiuto, né sembri udire- il ruggito del mio pianto!... ». Tu che esaudisti sempre i padri nostri quando ricorsero a te, ora hai ab¬bandonato il tuo Figlio diletto, che « non sembra più un uomo, ma un verme, ma l'ob¬brobrio degli uomini, lo scherno della ple¬baglia. Com'acqua mi dileguo, e le mie ossa si sono scompaginate: il cuore mi si strugge come cera nel mezzo delle viscere: si è dis¬seccato com'arido coccio ogni mio vigore, la lingua mi si attacca alle fauci: ho sete! mi sento morire!... » Quale abbandono del Fi¬glio di Dio! Abbandono esterno a tanti tor¬menti: abbandono interno all'angoscia più amara che un'anima santissima possa sof¬frire! Così Cristo ci redime dalla maledi¬zione della legge facendosi per noi cosa ma¬ledetta, poichè sia scritto “maledetto colui che pende dal legno” Gesù non trasgredì la legge, ma fummo noi che la trasgredimmo; noi meritammo la maledizione eterna e Gesù volle pigliarla sopra di sè questa maledizione, per liberarne noi; così egli è abbandonato, riguardato da Dio come vittima particolare, che porta la pena dei peccati per i quali si of¬fre... Maria sola in quel momento compren¬deva tutta la desolazione umana di quell'ab¬bandono, e fa la sua parte non piccola, comparendo, madre del votato alla morte; sentendo straziare in Gesù suo vero Figlio le proprie carni, le proprie viscere, e do¬vrebbe dirsi, l'anima propria! Ecco i due più santi personaggi che mai furono al mon¬do, oppressi sotto il peso della maledizione dovuta ai peccati nostri!
Oh l'atroce male che è il peccato!... Ed io lo commetto con tanta facilità!? Non ri¬fletti, anima mia, al pericolo, che tanta in¬gratitudine al Redentore, tanto disprezzo del suo Sangue sparso per te, ti riduca a non trovar più vittima espiatrice, e dover tu stes¬sa portare l'eterna maledizione?
O Vergine dolentissima, per tante anime che vogliono perdersi a dispetto della Vit¬tima divina, pregate tanto tanto per me mi¬serabile, affinchè riconosca nell'abbandono del vostro Figlio crocifisso, i tremendi effetti del peccato, ed abbia forza ed animo riso¬luto di fuggirlo sempre.
Mi ecciterò a viva contrizione e detesta¬zione dei peccati da me commessi, rinnovan¬do un fermo proposito di piuttosto morire che mai più peccare.
TESTO TRATTO DA: www.preghiereagesuemaria.it
«Da circa l'ora sesta tenebre offuscarono tutta la terra sino all'ora nona, e si oscu¬rò il sole. Ed all'ora nona esclamò Gesù a gran voce dicendo: Dio mio, Dio mio, perchè m'hai abbandonato!».
Maria con occhi lacrimosi, più attenta¬mente li fissa in volto al diletto Figlio ago¬nizzante, come per leggergli negli occhi e nelle labbra l'interna angoscia, che le fan¬no indovinare quelle dolenti parole. Quasi non si accorge del sole che vien meno; del suolo che si scuote, delle rupi che si spez¬zano. Ciò non le reca meraviglia, chè trop¬po bene conosce la dignità del momento, e l'acerbità del delitto che si commette dagli uccisori. Ma quelle parole!... Quelle paro¬le, che dal moto delle labbra riarse di Gesù, si vede che sono seguite da altre esprimenti l'interna angoscia di lui sono l'ultima fervida preghiera sacerdotale!
Ecco il momento, e Maria se ne accorge, che l'eterno Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec, Gesù Cristo suo Figlio secondo la carne, offre le sue preci e supplicazioni a Colui che può salvarlo da morte, con grida valide fra lacrime, ed è esaudito per la ri-verenza sua. La Corredentrice unisce le sue preci a quelle del Figlio, mentre beve con lo sguardo tutta l'atrocità delle agonie di lui. Non bastava che egli fosse ridotto tut¬t'una piaga nel santissimo corpo; non basta¬vano gli spasimi che trasmettono a tutto il corpo le quattro orribili ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi: non basta l'acuta do¬lorosa febbre causata da quello stiramento di membra, inasprimento di ferite, indoli¬mento di nervi, muscoli ed ossa: un nuovo tormento più amaro degli altri manifesta il caro Figlio: l'abbandono di Dio! Noi lo in¬tendiamo con difficoltà. Maria lo intendeva benissimo; ma come farò io ad immedesi¬mare il mio sentimento con quello dell'ad¬dolorata Vergine?
Rifletti, anima mia, che le parole di Gesù, sono quelle che gli mise-in bocca tanti se¬coli prima il suo re antenato Davide: rifletti, alle altre parole che seguono queste prime: Dio mio, io grido a te durante il giorno, e tu non mi esaudisci, grido di notte, e non trovo riposo; ti sei allontanato dal porgermi aiuto, né sembri udire- il ruggito del mio pianto!... ». Tu che esaudisti sempre i padri nostri quando ricorsero a te, ora hai ab¬bandonato il tuo Figlio diletto, che « non sembra più un uomo, ma un verme, ma l'ob¬brobrio degli uomini, lo scherno della ple¬baglia. Com'acqua mi dileguo, e le mie ossa si sono scompaginate: il cuore mi si strugge come cera nel mezzo delle viscere: si è dis¬seccato com'arido coccio ogni mio vigore, la lingua mi si attacca alle fauci: ho sete! mi sento morire!... » Quale abbandono del Fi¬glio di Dio! Abbandono esterno a tanti tor¬menti: abbandono interno all'angoscia più amara che un'anima santissima possa sof¬frire! Così Cristo ci redime dalla maledi¬zione della legge facendosi per noi cosa ma¬ledetta, poichè sia scritto “maledetto colui che pende dal legno” Gesù non trasgredì la legge, ma fummo noi che la trasgredimmo; noi meritammo la maledizione eterna e Gesù volle pigliarla sopra di sè questa maledizione, per liberarne noi; così egli è abbandonato, riguardato da Dio come vittima particolare, che porta la pena dei peccati per i quali si of¬fre... Maria sola in quel momento compren¬deva tutta la desolazione umana di quell'ab¬bandono, e fa la sua parte non piccola, comparendo, madre del votato alla morte; sentendo straziare in Gesù suo vero Figlio le proprie carni, le proprie viscere, e do¬vrebbe dirsi, l'anima propria! Ecco i due più santi personaggi che mai furono al mon¬do, oppressi sotto il peso della maledizione dovuta ai peccati nostri!
Oh l'atroce male che è il peccato!... Ed io lo commetto con tanta facilità!? Non ri¬fletti, anima mia, al pericolo, che tanta in¬gratitudine al Redentore, tanto disprezzo del suo Sangue sparso per te, ti riduca a non trovar più vittima espiatrice, e dover tu stes¬sa portare l'eterna maledizione?
O Vergine dolentissima, per tante anime che vogliono perdersi a dispetto della Vit¬tima divina, pregate tanto tanto per me mi¬serabile, affinchè riconosca nell'abbandono del vostro Figlio crocifisso, i tremendi effetti del peccato, ed abbia forza ed animo riso¬luto di fuggirlo sempre.
Mi ecciterò a viva contrizione e detesta¬zione dei peccati da me commessi, rinnovan¬do un fermo proposito di piuttosto morire che mai più peccare.
TESTO TRATTO DA: www.preghiereagesuemaria.it
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