MESE DI SETTEMBRE ALL'ADDOLORATA: 1 SETTEMBRE
La profezia del santo vecchio Simeone.
Nell'occasione che il padre legale e la ma¬dre vera di Gesù condussero il Bambino a Gerusalemme per eseguire il precetto prescritto della legge a suo riguardo, prima o dopo il com¬pimento del rito, mentre Maria se lo recava in braccio con tenerezza ineffabile, ecco so¬praggiungere un venerando vegliardo di no¬me Simeone. Costui era un giusto e timora¬to di Dio, che sospirava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era in lui. E dallo Spirito Santo aveva avuto l'oracolo, che non sarebbe morto prima di aver veduto il Cri¬sto del Signore. E mosso dallo stesso Spirito venne al tempio, e chiese a Maria che gli concedesse di pigliare in braccio il Bambi¬nello. Lo ebbe, lo strinse affettuosamen¬te, lo baciò, si profuse con sospiri e lacrime in ringraziamenti a Dio, che gli accordava tanto favore, cantò il suo Nunc dimittis, e mentre Giuseppe e Maria ammiravano esta¬siati tanto fervore di fede, il santo Vegliardo con gli occhi velati dalla commozione, si congratulò con loro, e rivolgendo in parti¬colare a Maria la sua parola, disse: Ecco che questo Bambino è posto per ruina e per resurrezione di molti in Israele, e per segno di contraddizione e l'anima tua stessa sarà trapassata da una spada, affinchè restino disvelati i pensieri di molti cuori. Il nuo¬vo veggente d'Israele, illuminato dallo Spi¬rito Santo, delinea un quadro terribilmente grandioso. Questo Bambino che viene offer¬to pur ora a Dio come il solo primogenito aspettato dalla divina giustizia per tutti gli altri, sarà la pietra d'inciampo per molti.
Sarà la causa di salute per moltissimi al¬tri. Sarà un bersaglio posto in alto per¬chè sia contraddetto. Una spada trapasserà anche l'anima di Maria; María avrà larga parte nei patimenti di Gesù!
Fermiamoci qui, e riflettiamo alla im¬pressione dolorosa che questa profezia deve aver fatto nell'animo della Vergine in quel momento. Premettiamo pure che Maria non era affatto ignara della sorte penosa che le riservava Dio chiamandola alla dignità di sua Madre; che anzi vi si veniva preparando con tutta la generosità dell'eroico animo suo; che in realtà dalla sua Annunziazione sino ad oggi già sorbiva sorso a sorso l'ama¬ro calice della sua passione; pur tuttavia al sentirsela così chiaramente ed acerbamente annunziare, si dovette sentire passare il cuo¬re da una fredda lama. Anche l'Apostolo delle genti sapeva che a Gerusalemme lo a¬spettavano catene e tribolazioni, ma quando se le intese annunziare apertamente da Aga¬bo profeta, gridò come ferito: Che fate, amareggiando così l'anima mia?. Chi può farsi un'idea della ferita profonda ed acer¬ba che il cuore di Maria ricevette all'annun¬zio di quella spada? Si ha un bel dire, che le sciagure previste meno contristano. Il fat¬to si è che tutta l'amarezza del dolore si prova quando la sciagura ci è presente. Ma¬ria in quel momento di austere, ma profon-de gioie, dopo ammirate le effusioni divine del santo Vecchio, dopo ricevute le sue con¬gratulazioni, sente dirsi asseverantemente che anche lei avrà l'animo trapassato da una spada! Non è una spada materiale, chè così sarebbe meno penetrante; è una spada che trapasserà l'animo, perciò più lacerante che qualunque ferita corporale. « E perciò qui si mostra la prudenza di Maria, non ignara del mistero celeste, ma consapevole che la parola di Dio è più penetrante, più acuta di ogni spada a due tagli, penetrante sino a ri¬cercare l'anima e lo spirito, gli arti, le mi¬dolle, la compagine del cuore ». Misu-ra, anima mia, il dolore della Vergine in questa occasione, e pensa che ella pur tanto soffrendo, non si sgomenta, non impreca la sorte nemica, come facciamo noi ordinaria¬mente, senza pensare a quel che diciamo. Ella ripete anche qui quel suo ineffabile « Fiat rnihi secund'um verbum tuum » Compatiscila si nel suo dolore, ma più stu¬diosamente cerca d'imitarla, rassegnandoti a tutte le vicende della vita per quanto ama¬re. Impetratemi, Addolorata Maria, questa grazia, che mi è di assoluta necessità, se vo. glio salvarmi! Mi rassegnerò in tutto e per tutto ai di¬vini voleri, e per amor di Dio sopporterò senza impazienza o lamenti il travaglio che presentemente più, mi affligge.
testo tratto da www.preghieregesuemaria.it
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento