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MESE DI SETTEMBRE ALL'ADDOLORATA: 24 GIORNO

Abbandono
«Da circa l'ora sesta tenebre offuscarono tutta la terra sino all'ora nona, e si oscu¬rò il sole. Ed all'ora nona esclamò Gesù a gran voce dicendo: Dio mio, Dio mio, perchè m'hai abbandonato!».
Maria con occhi lacrimosi, più attenta¬mente li fissa in volto al diletto Figlio ago¬nizzante, come per leggergli negli occhi e nelle labbra l'interna angoscia, che le fan¬no indovinare quelle dolenti parole. Quasi non si accorge del sole che vien meno; del suolo che si scuote, delle rupi che si spez¬zano. Ciò non le reca meraviglia, chè trop¬po bene conosce la dignità del momento, e l'acerbità del delitto che si commette dagli uccisori. Ma quelle parole!... Quelle paro¬le, che dal moto delle labbra riarse di Gesù, si vede che sono seguite da altre esprimenti l'interna angoscia di lui sono l'ultima fervida preghiera sacerdotale!
Ecco il momento, e Maria se ne accorge, che l'eterno Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec, Gesù Cristo suo Figlio secondo la carne, offre le sue preci e supplicazioni a Colui che può salvarlo da morte, con grida valide fra lacrime, ed è esaudito per la ri-verenza sua. La Corredentrice unisce le sue preci a quelle del Figlio, mentre beve con lo sguardo tutta l'atrocità delle agonie di lui. Non bastava che egli fosse ridotto tut¬t'una piaga nel santissimo corpo; non basta¬vano gli spasimi che trasmettono a tutto il corpo le quattro orribili ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi: non basta l'acuta do¬lorosa febbre causata da quello stiramento di membra, inasprimento di ferite, indoli¬mento di nervi, muscoli ed ossa: un nuovo tormento più amaro degli altri manifesta il caro Figlio: l'abbandono di Dio! Noi lo in¬tendiamo con difficoltà. Maria lo intendeva benissimo; ma come farò io ad immedesi¬mare il mio sentimento con quello dell'ad¬dolorata Vergine?
Rifletti, anima mia, che le parole di Gesù, sono quelle che gli mise-in bocca tanti se¬coli prima il suo re antenato Davide: rifletti, alle altre parole che seguono queste prime: Dio mio, io grido a te durante il giorno, e tu non mi esaudisci, grido di notte, e non trovo riposo; ti sei allontanato dal porgermi aiuto, né sembri udire- il ruggito del mio pianto!... ». Tu che esaudisti sempre i padri nostri quando ricorsero a te, ora hai ab¬bandonato il tuo Figlio diletto, che « non sembra più un uomo, ma un verme, ma l'ob¬brobrio degli uomini, lo scherno della ple¬baglia. Com'acqua mi dileguo, e le mie ossa si sono scompaginate: il cuore mi si strugge come cera nel mezzo delle viscere: si è dis¬seccato com'arido coccio ogni mio vigore, la lingua mi si attacca alle fauci: ho sete! mi sento morire!... » Quale abbandono del Fi¬glio di Dio! Abbandono esterno a tanti tor¬menti: abbandono interno all'angoscia più amara che un'anima santissima possa sof¬frire! Così Cristo ci redime dalla maledi¬zione della legge facendosi per noi cosa ma¬ledetta, poichè sia scritto “maledetto colui che pende dal legno” Gesù non trasgredì la legge, ma fummo noi che la trasgredimmo; noi meritammo la maledizione eterna e Gesù volle pigliarla sopra di sè questa maledizione, per liberarne noi; così egli è abbandonato, riguardato da Dio come vittima particolare, che porta la pena dei peccati per i quali si of¬fre... Maria sola in quel momento compren¬deva tutta la desolazione umana di quell'ab¬bandono, e fa la sua parte non piccola, comparendo, madre del votato alla morte; sentendo straziare in Gesù suo vero Figlio le proprie carni, le proprie viscere, e do¬vrebbe dirsi, l'anima propria! Ecco i due più santi personaggi che mai furono al mon¬do, oppressi sotto il peso della maledizione dovuta ai peccati nostri!
Oh l'atroce male che è il peccato!... Ed io lo commetto con tanta facilità!? Non ri¬fletti, anima mia, al pericolo, che tanta in¬gratitudine al Redentore, tanto disprezzo del suo Sangue sparso per te, ti riduca a non trovar più vittima espiatrice, e dover tu stes¬sa portare l'eterna maledizione?
O Vergine dolentissima, per tante anime che vogliono perdersi a dispetto della Vit¬tima divina, pregate tanto tanto per me mi¬serabile, affinchè riconosca nell'abbandono del vostro Figlio crocifisso, i tremendi effetti del peccato, ed abbia forza ed animo riso¬luto di fuggirlo sempre.
Mi ecciterò a viva contrizione e detesta¬zione dei peccati da me commessi, rinnovan¬do un fermo proposito di piuttosto morire che mai più peccare.


TESTO TRATTO DA: www.preghiereagesuemaria.it

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