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NOVENA A SAN GIUSEPPE DA COPERTINO (DAL 9 AL 17 SETTEMBRE) 3 GIORNO


NOVENA A S. GIUSEPPE DA COPERTINO
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.
INNO:
Mistero inesprimibile d’amore
colui che è unito è libero dal mondo
che in Dio soltanto trova il suo riposo
e fatto luce illumina i fratelli.
Attinge l’acqua e resta un assetato
possiede in abbondanza e sempre cerca
dimora in Dio e vive da straniero
già scorge il sole e chiede di vedere.
La sua sapienza nasce nel silenzio
e intende la Parola in verità
l’orecchio atteso al suono della voce
che parla a chi l’ascolta nella fede.
Il nostro canto sia eucaristia
o Padre santo che hai creato l’uomo
e che nel Figlio l’hai glorificato
perché dal Soffio tuo rinasca al regno.
Orazione:
O Dio, che hai glorificato il tuo servo Giuseppe da Copertino e lo hai posto in mezzo al tuo popolo come patrono e protettore per indicargli la strada che conduca a te, per sua intercessione, esaudisci secondo la tua volontà le preghiere che umilmente ti presentiamo e, nella tua misericordia, concedici di godere in paradiso, insieme ai tuoi santi, la visione beata del tuo volto.
Per Cristo nostro Signore. Amen.


3° - San Giuseppe, patrono degli studenti, nelle fatiche dello studio tu hai sperimentato l’assistenza e la protezione che la Madre di Dio concede a coloro che si impegnano con cuore sincero.
Ispira agli studenti il tuo stesso desiderio di acquistare la vera sapienza che viene da Dio ed ottieni loro la forza della perseveranza perché non si scoraggino nelle difficoltà e comprendano l’importanza di mettere a frutto i propri doni e le capacità acquisite con lo studio per edificare la civiltà dell’amore.
Padre nostro, 3 Ave Maria.
San Giuseppe uomo sapiente, prega per noi.

A cura della Redazione di
“Donare Pace e Bene”
P.zza Gallo, 10
Osimo (AN)
Tel 071.71.67.26

FOTO TRATTA DA: http://www.sangiuseppeosimo.it/

SETTEMBRE MESE DELL'ADDOLORATA: 11 GIORNO


Maria compagna di Gesù nelle persecuzioni.
Col progredire del pubblico ministero di Gesù, l'ostilità dei suoi avversari si faceva più palese ed ostinata. Lo si osservava in ogni sua azione, e si trovò modo di calun-niarlo come disprezzatore della legge, per¬chè non pigliava il riposo sabatico con quel rigore che pretendevano i Farisei; di¬sprezzatore delle tràdizioni dei padri, per¬chè gli Apostoli non osservavano tutte le abluzioni ímposte da quei puritani; si disprezzarono i suoi miracoli, perchè li fa¬ceva in giorno di sabato; si arrivò per¬sino ad attribuirli a satana: era il col¬mo: Eppure non bastava a quei ciechi superbi.
Ecco la tragica notizia della decollazione del Battista, la cui testa veneranda fu con-segnata a strazio ad una ballerina ed alla impudica sua madre! La congiura dei ca¬pi della Sinagoga stringe le sue fila, si de¬libera di disfarsi ad ogni costo dell'inviso banditore della verità. Cosicchè Gesù non ebbe più un villaggio dove stare sicu¬ro, e fu bisogno che passasse di regione in regione, secondo l'opportunità, per isfuggire tante insidie.
Queste trame contro 1a vita dell'Uomo Dio erano troppo bene conosciute da lui, ma per la maggior parte sfuggivano ai suoi discepoli ed alle turbe che lo applaudiva¬no. C'era anche un'altra persona che tutto osservava, alla quale le dolorose notizie giungevano frequenti come i nunzi di Giob¬be, accumulando nel suo tenero cuore amarezza ad amarezza, senza però alterare la invitta sua pazienza, nè spezzarne la co-stanza. Quando in particolare fu recata a Gesù ed ai discepoli la funesta notizia della decapitazione del Battista, con Gesù pianse, anche Maria, che ricordava con quanto affet¬to avesse levato di terra quel suo nipotino appena nato. E Dio sa quante altre tristi nuove le fecero sanguinare il cuore e ne spremettero lacrime amare.
Non era Maria una debole donna che in¬consapevole dell'avvenire potesse farsi illu-sione di eventi lieti, di successi brillanti, di onori, agi, felicità. Non era di coloro che speravano il vero Messia essere per regnare alla maniera dei re di questo mondo: trop-po bene conosceva il tragico termine a che sarebbero venute quelle feroci persecuzioni. Il Cristo doveva soffrire ogni strazio sino alla morte, e per questa via entrare in pos-sesso della sua gloria. Non solo Maria sapeva tutto questo, e ne aveva la visione continua innanzi agli occhi, ma ne provava ogni giorno l'amarezza ognor crescente.
Eppure non si lamentava nè con Dio né con gli uomini; non dava in ismanie ne in impazienze, ma sempre più si confermava nel volenteroso proposito di partecipare ai pati¬menti di Cristo, perchè questa era la parte che il suo ufficio di Corredentrice le riser¬vava. Ripeteva le parole che Isaia aveva po¬sto in bocca al Messia paziente: « Dio mi ha fatto conoscere il suo volere: non con¬traddirò, non mi volterò indietro!» ed eccola pronta e perseverante nell'accompa¬gnare il Figlio in tutte le persecuzioni.
Quanto dobbiamo imparare da Maria noi che ci stanchiamo tanto presto nella via del-la virtù; noi che messa la mano all'aratro guardiamo indietro, e ci rendiamo inetti al regno dei cieli. Se ci manca la consolazione, se incrudisce la prova, crescono le tenta-zioni, si dilegua 1'idealè che ci eravamo pro¬posti, siamo capaci di annoiarci del nostro stato abbracciato per vocazione divina. Sia¬mo fiacchi, Ieggieri, mutevoli, non sappia-mo perseverare nell'adempimento del do¬vere per puro amore di Dio. Che possiamo dire a nostra scusa? Il solito sofisma, Maria era santissima e confermata in grazia, noi miserabili peccatori! Forse che la confer¬ma in grazia toglieva a Maria la libera vo¬lontà o il senso del dolore? Niente affatto! Forse chè noi siamo miserabili e peccatori perchè ci manca la grazia, o non piuttosto perchè le resistiamo, la rifiutiamo? Su, via, raccomandiamoci alla Madre della divina grazia, alla ministra delle divine misericordie, perchè ci assista con la sua materna in¬tercessione, sicchè noi diventiamo più saldi nei nostri propositi, più perseveranti nel bene.
Il dono della perseveranza finale non si può meritare, ma Dio lo concede ordinaria-mente ,a chi corrisponde fedelmente alla serie di grazie a sè preparate: mi studierò dunque di star sempre saldo nella vocazione in cui Dio mi ha posto.

SACRO SETTENARIO
A MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA

GIORNO IV
Incontro di Maria con Gesù.
Contempliano, anime buone, la dolente Madre Maria che incontra il Figlio con la croce sulle spalle, mentre come un delin¬quente è condotto alla morte. O Cieli quale funesta tragedia siamo invitate a ricordare.
Ci vorrebbe la virtù dei santi; sentire come essi; amare grandemente Gesù come lo ama¬rono essi per compatirlo. Solo l'amore del pietoso Nazareno verso le anime, che amava redimere, poteva spingerlo ad incontrare l'in¬giusta condanna e gli orrori della morte di Croce.
O cieli oscuratevi, mentre noi ricordiamo lo scempio spietato compito dagli uomini ingrati al Figlio di Dio, e coprite colle vostre ombre una sì orribile catastrofe. Oh! come è trascor¬sa presto per la Madonna la vita dei suoi materni gaudi per la presenza del suo Figliuolo Gesù, specie quando lavorava nel¬l'umile casetta di Nazaret. E gioisamente Lo contemplava e si beava nel suo volto divino.
Oh! come è vero, che la vita umana è un'ombra che fugge e svanisce, portando con sè le sue gioie fugaci, gli acerbi dolori e le vane speranze. Felice veramente chi ama uni¬camente Gesù e l'Addolorata, che restano sempre.
Gesù ha già trascorsa la sua vita. Ed ora che sta per ritornare al Padre suo, il suo Cuore affranto dalla pena si separa dalla Mamma sua che tanto amata e con la quale ha condivise gioie e dolori. Egli ha già bevuto il calice della Passione nell'orto degli ulivi e insegnato all'u¬manità la grande e salvifica preghiera: «Fiat».
Eccolo ora condannato alla morte dalle sue creature, le quali gli presentano la Croce che Gesù bacia ed accetta per la salute dei suoi redenti. Indi coraggiosamente e volontaria¬mente la porta al Calvario per esservi Crocifisso. Ma ohimè! in quell'ascesa dolorosa s'incontra con la Mamma sua; ed oh! la stra¬ziante visione. Quale momento di indicibile ambascia per quell'amante e tenera Genitrice! Sotto le azzurre volte dei Cieli mai si è svolta la scena sì commovente e straziante; mai in questo mondo, campo di dolori inauditi, l'uo¬mo ha assistito ad una tragedia così singolare. Nessuna Madre ha seguito il Figlio condanna¬to al patibolo; ma la Vegine, la donna forte, la Regina dei Martiri, Lo segue dovunque. Ed eccola coraggiosa in mezzo ai soldati, che la spingono ed urlano. E la Vergine placida, taci¬turna e rassegnata passa e, spingendosi innanzi a Gesù, lo vede quasi vicino a morire, ferito dalle verghe, coronato di spine, col viso imbrattato di sputi e sangue.
Oh Dio! Quel volto adorato che gli Angeli venerano prostrati non si riconosce più. Intanto a tal vista oh! come resta oppresso il cuore della Santa Vergine Genitrice. Nello strazio della sua anima lo guarda con inten¬sità di affetto, comunicandogli attraverso lo sguardo tutti i sentimenti del suo immenso amore. Poi grida semplicemente: «Figlio, figlio mio!», e la parola Le vien meno sul labbro.
Gesù similmente solleva il languido sguar¬do e, guardando il dolore della Madre, escla¬ma con le smorte labbra: «Mamma, mamma mia»; e continua il doloroso viaggio.
La Vergine segue il figliuolo condannato e, adorando silenziosa gl'imperscrutabili disegni di Dio, non scrive punto alla malvagità umana sì funesta barbaria, ma il tutto attribuisce alla divina volontà, che dispone ogni cosa con sapienza.
Anime sorelle, imitiamo Maria come emula¬re la sua eroica fortezza, mentre che il dolore l'opprime ed il suo volto è bagnato di lagri¬me. Ella ci si presenta uniformata, paziente e forte nel dolore. Impariamo da Lei a saper soffrire.
AFFETTI
O dolce Madre mia, Ti vedo velata da sì profonda mestizia. Dal Tuo petto emanano gemiti inenarrabili, poichè hai veduto il Tuo Unigenito ascendere il monte della mirra pal¬lido e languente e cadere sotto la pesante croce.
Ah! io ascolto i Tuoi mesti accenti: «Il mio Gesù non si conosce più; è divenuto un uomo sofferente, mentre non è sanità in nes¬suna parte del suo corpo divino; non ha più bellezza, nè decoro, lo vedemmo e non aveva aspetto. Fra i grandi gemiti par che Ti sento esclamare ancora: «Allontanatevi da me, pian¬go sola la mia amarezza, nè vogliate piegarvi in mio conforto».
No, o dolce Madre mia, voglio starti vicina vicina, voglio astergere le Tue lagrime, anzi voglio che le mie lagrime siano fuse con le Tue. Voglio cantare con Te le Tue meste can¬zoni, voglio sorreggerti coi fiori, circondarti di melagrani, mentre Tu languisci d'amore. Voglio ancora, o Madre cara, salire con Te il calvario e morire sulla Croce assieme a Gesù e con Te d'appresso. Ed allorquando, cadrò sotto la Croce che mi offre il cielo, Tu mi rial¬zerai ed io più forte e coraggiosa riprenderò l'arduo cammino...
OSSEQUIO. - Prendere ogni giorno la Croce e seguire con amore Gesù al Calvario. GIACULATORIA. - Vorrei che la mia vita fosse un canto d'amor per Te, o Madre mia.


CORONA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA
O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo Come era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen

Nel Primo Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che presenta Gesù bambino al Tempio e incon¬tra il santo vecchio Simeone che le profetizza la «spada» del dolore.
Maria Santissima offre Gesù a Dio Padre, offre la Vittima pura, santa e immacolata, e con Lui of¬fre se stessa, chiamata ad essere la Corredentrice universale: per questo Gesù sarà Vittima crocifissa e Lei avrà l'anima trapassata dalla «spada» del do¬lore per tutti i peccati del mondo. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Secondo Dolore si contempla
Maria Santis¬sima che fugge in Egitto per salvare Gesù bambino dalla morte.
Maria Santissima fugge in esilio con S. Giuseppe per salvare la vita di Gesù Bambino minacciato di morte. Il dramma di dolore dell'esilio di Maria Santissima è grazia di sostegno per tutti noi «esuli figli di Eva» chiamati, da questa terra di esilio, alla Patria dei cieli, a cui arrivare per la via della Cro¬ce, da Lei sostenuti e confortati. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Terzo Dolore si contempla
Maria Santissima alla ricerca di Gesù ritrovato nel Tempio a Geru¬salemme.
Maria Santissima soffre un'angoscia terribile per lo smarrimento di Gesù a Gerusalemme. Per tre giorni Ella ricerca il Figlio, e lo ritrova nel Tempio. Smarrire Gesù, perdere Gesù: è la più grande disgra¬zia che ci possa capitare, perché solo Lui è la Via, la Verità e la Vita; perciò bisogna subito ricercarlo e ri¬trovarlo nel Tempio, nella Casa del Signore, acco¬standosi ai Sacramenti della Confessione e della Co¬munione. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Quarto Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che incontra il Figlio Gesù sulla via del Calvario.
Maria Santissima incontra Gesù sulla strada del Calvario e percorre con Lui il cammino doloroso fino al Golgota, portando nel cuore la Croce di Gesù come una «spada» che penetra sempre più a fondo nella sua anima per la redenzione dell'uma¬nità peccatrice. Con Maria Addolorata seguiamo anche noi Gesù portando la Croce della nostra salvezza. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Quinto Dolore si contempla
Maria SS Addolorata presente sul Calvario alla Crocifis¬sione e Morte di Gesù.
Maria Santissinia Addolorata è presente alla Crocifissione e Morte di Gesù e soffre nel suo cuo¬re di Madre tutti gli strazi del corpo di Gesù inchio¬dato alla croce, abbeverato di fiele, trafitto al co¬stato. Qui la «spada» del dolore ha trapassato tut¬ta l'anima di Maria, ma Ella ha offerto tutto sem¬pre unita al Figlio Redentore come Corredentrice universale di salvezza. Ella voglia stampare nelle nostre anime l'immagine del Crocifisso. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Sesto Dolore si contempla
Maria SS Addolorata che riceve tra le braccia Gesù deposto dalla Croce.
Maria Santissima riceve fra le braccia Gesù de¬posto dalla croce. Questa è l'immagine della pietà. Ma è anche l'immagine della maternità sacerdotale della Corredentrice universale che offre al Padre la Vittima divina, ostia di salvezza per tutti gli uomini di ogni tempo e luogo. O Madre pietosa, tieni an¬che noi fra le tue braccia per offrirci a Dio. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Settimo Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che depone Gesù morto nel sepolcro.
Maria Santissima depone il corpo di Gesù nel se¬polcro per attendere con fede invitta la sua resurre¬zione. Il sepolcro di Gesù è un sepolcro di vita e di gloria, e così sarà del sepolcro di ogni redento che accoglie il Redentore, mentre il sepolcro di chi rifiuta Cristo sarà sepolcro di perdizione eterna. Madre Addolorata, deponi anche noi nel sepolcro di Gesù per risorgere un giorno come Lui alla vita eterna. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

TESTO TRATTO DA: www.preghiereagesuemaria.it
IMMAGINE TRATTA DA: http://www.santiebeati.it/dettaglio/24450 -

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