Lettori fissi

MESE DI SETTEMBRE ALL'ADDOLORATA: 12 GIORNO


Maria in Betania.
Dal momento della resurrezione di Laza¬ro l'ostilità dei nemici di Gesù era giunta al parossismo: in un'adunanza del Sinedrio si era deliberato, relatore Caifas sommo sa-cerdote di quell'ultimo anno del sacerdozio levitico, che Gesù fosse messo a morte, per¬chè questa morte pareva necessaria per la salute pubblica. Si era dato il bando perchè chiunque sapesse dove egli si era nascosto, lo denunziasse all'autorità, e fosse arresta¬to. Gesù che aveva le ore contate, ma contate da lui stesso, credette opportuno ri¬tirarsi nella borgatella detta Efraim, al di là del Giordano, accanto al deserto. Quan-do credette giunto il tempo riprese il viag¬gio alla volta di Gerusalemme, senza nulla temere: passò per Gerico, venne a Betania, dove era morto Lazaro che egli aveva risu-scitato. Mancavano sei giorni alla Pasqua, era quindi il Sabato precedente quella che noi chiamiamo la Domenica delle Palme.
Sappiamo che in questo viaggio accompa¬gnavano Gesù, Maria Salome, e le principali sue compagne, perciò si può supporre che non ci mancasse la Madre di Gesù, che in quei giorni di trepidazione soffriva più che mai per la nera congiura che sapeva strin-gersi intorno a lui. Immaginiamo quindi, senza terna di sbagliare, che Maria era con alcune sue compagne, gli Apostoli e Gesù in Betania quel Sabato sera. Fu a tutti questi illustri e graditissimi ospiti apprestata una cena nel cenacolo di un certo Simone so¬prannominato il Lebbroso. Marta era la facccendiera, Lazaro uno dei commensali, Ma¬ria loro sorella presa una libra di unguento di nardo genuino e prezioso, ne unse i piedi di Gesù, e spezzato il vasello che lo conte¬neva ne sparse in tanta copia, che crede necessario astergerlo con le sue treccie. Segno di grande amore, riverenza ed infinita rico¬noscenza all'ospite divino che le aveva risu¬scitato il fratello. La Vergine osservava tutto, ed in cuor suo benediceva quella de¬vota Maria che mostrava tanto amore al suo Gesù.
Ma ecco motivi di turbamento ed indici¬bile affanno. « Disse uno dei discepoli di Gesù, Giuda l'Iscariote, che stava per tra¬dirlo: Perchè questo unguento non è stato venduto? Se ne sarebbero ricavati trecento danari da darsi ai poveri ». Diceva questo non perchè gli'importasse dei poveri, ma perchè ladro com'era e custode della borsa, face-va la cresta di quel che ci si metteva. Disse adunque Gesù: «Lasciatela stare, che ha pre¬venuto il prossimo giorno della mia sepol¬tura. I poveri li avete sempre con voi; me non mi avete sempre. Con questa unzione ella mi ha imbalsamato per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque sarà predicato il Vangelo, si narrerà questa sua pietosa azione in memoria di lei».
Maria ascoltava queste parole, e se le scol¬piva in cuore. Tutto sembrava pura gioia, effusione di delicatissimo amore, di ricono¬scenza, allegrezza intima e tranquilla, ed ecco il traditore interessato, ecco la morte, l'imbalsamazione, la sepoltura di colui al quale tutti i commensali professavano una gratitudine, un amore senza limiti. Eppure quanta mestizia, quanta trepidazione si pro¬vava al fondo di ogni dolce cosa! Maria spe¬cialmente era vigilante sulla sua specula di dolore, e quel convito non era per lei, che un risveglio di più alla sua tristezza acer¬bissima. Ai motivi di pena accumulati sin qui nel suo cuore ferito, si aggiungeva ora la raccapricciante vista del traditore. Anche questa pena pungentissima e straziante do¬vrà soffrire il mio Figlio!... Essere, tradito da un discepolo, per rifarsi di pochi soldi schifosí!... Essere tradito dopo aver fatto tanto bene al traditore, dopo averlo tanto amato!... E quella unzione uscita da un cuo-re amante e riconoscente, è dunque una im¬balsamazione per la sepoltura del Figlio mio, ormai imminente!...
Quale strazio al vostro cuore, o Madre te¬nerissima, chi può comprendere l'acerbità del vostro dolore?! Ma il dolore per le sof¬ferenze del Figlio vostro è la mirra che con¬disce tutti gli atti della vostra santissima vita. Perchè anch'io non condisco tutte le mie occupazioni tristi e liete con questa mirra, che è aroma grato a tutte le anime grandi? Impetratemene voi la grazia.
Il ricordo della passione di Gesù Cristo non mi abbandonerà mai, specialmente nel¬le azioni piacevoli e distrattine della mia vita.


SACRO SETTENARIO
A MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA

GIORNO V
Maria presente alla Crocifissione e Morte di Gesù.
Venite, ascendamus ad montem Domini. Anime sorelle, la dolce Addolorata, oggi ci chiama ed invita ad ascendere il monte del Signore per assistere con Lei alla Crocifissione ed alla Morte di Gesù. Vi andremo con amore, giacchè la via del Calvario è la sola che termi¬na al Paradiso. Vi porteremo la nostra Croce, seguendo Gesù e noi saremo felici e benedetti.
La Madonna dopo tanto penare, finalmente è arrivata su quel monte. I soldati in fretta si accingono a crocifiggere Gesù; e, strappando¬gli di dosso la veste, lo stendono sul duro patibolo, e, martellando vigorosamente i chiodi, lo configgono alla Croce.
Al primo colpo di martello, oh! come trema ed impallidisce la dolce Madre. Quei duri colpi si ripercuotono tutti, ad uno ad uno, nel suo cuore.
Essa palpita, agonizza. Le sembra vedere ad ogni istante e sotto quell'indicibile tormento il suo Gesù emettere l'ultimo anelito. Ma no, o Madre. L'Eterno serba al Tuo Figlio ancora un pò la sua esistenza per farlo maggiormente penare, onde soddisfi così, fino all'ultimo debito, i nostri successi. Egli deve agonizzare ancora per tre lunghe ore, e Tu devi dare al mondo intero dall'altezza del Golgota l'esem-pio di un eroismo sovrumano di sacrificio.
L'illustre P. Lacordaire scrive: «Quando si vuol conoscere il valore di un'anima, bisogna tastarla; se essa non rende il suono del sacrifi¬zio, passate oltre: è un'anima volgare».
O Madre, il cielo ti ha tastata; ha provata la tua grande anima, sottomettendola ad un dolo¬re immenso; e Tu hai dato il suono meraviglio¬so del più eroico e supremo sacrificio. Oggi, per il Tuo dolore, Tu sei la più alta creatura uscita dalle mani di Dio, e dalla Tua fronte ema¬nano fasci di luce che Ti avvolgono tutta, in un nembo di grandezza. È il Tuo Martirio incruen¬to che Ti rende bella, sovranamente bella...
Dippiù: la dolente Madre assiste sul Calvario ad un altro supplizio, che quei inu-mani apprestano a Gesù. Terminata la croce¬fissione, i carnefici alzano da terra la grande croce, l'accostano alla buca scavata prima, e ve la lasciano cadere dentro con tale scossa per tutte le membra del Redentore, che Gesù emise un sospiro.
E quando la Croce col suo frutto sanguinan¬te apparve fra il cielo e la terra, l'odio satanico di quel popolo inferocito proruppe in orride bestemmie e continui insulti al Crocifisso; ma Gesù perdona tutti e prega il Padre:
«Padre, perdona loro, perchè non sanno quel che fanno». E quel generoso perdono, misto a compatimento quasi paterno, scende vivo e penetrante nel cuore di uno dei due malfattori che gli pendono accanto, il quale lo proclama Dio e Gli rivolge la cara preghiera: «Signore, ricordati di me quando sarai nel regno Tuo».
E Gesù generosamente gli promette: «Oggi, oggi stesso, sarai meco in Paradiso». - Oh! quale felicità. Ma Gesù va sempre più decli¬nando ed il suo cuore non si sente ancora pago. Vuole dare agli uomini l'ultimo testa¬mento della sua carità infinita, sigillandolo con le ultime stille del suo sangue divino e con gl'indicibili suoi dolori. Egli scorge la mamma sua, accanto alla croce, immersa in un'estasi di amarezza, con lo sguardo immo¬bile verso di Lui e, vedendo il bisogno delle anime di avere una Madre che le diriga al bene, rivolto a Giovanni gli dice: «Ecco la Madre tua!»; poi rivolto a Maria, additandole Giovanni, ed in Lui tutto l'umano genere, aggiunge: «Donna, ecco il Tuo figlio!». Indi a poco leva al Cielo, quasi gemito pietoso, il tri¬ste lamento: «Padre, perchè mi hai abbando¬nato?». - Ah! che questi accenti dolorosi e mesti feriscono al vivo cuore sanguinante dell'Addolorata.
Ma ahimè! Gesù, sempre più aspirante, domanda da bere; «Sitio!»: «Ho sete!..». O sete misteriosa! È tale l'ardore della sua sete, che Gesù emette un gemito così alto da farsi udire da tutti; ma quei poveri insipienti tuffano nel¬l'issopo ed aceto una spugna e, inumiditola, l'apprestano alle smorte labbra del Figlio di Dio. Ma Gesù, accostatevi appena le labbra, la rifiuta... Ben altra sete è quella che Egli sente. È la sete delle anime da Lui redente, e la chiede a tutti.
Oh! mi fosse dato, o Gesù caro, di valicare gli immensi oceani in cerca di anime da condurre a Te. Vorrei essere un'aviatrice che sotto le volte azzurre dei cieli vola in cerca delle anime per darle a Te. Vorrei, se fosse possibile, ascen¬dere agli astri e trovare delle anime e dartele tutte e così dissetarti, o mio languente Signore.
Ma io sento ancora un altro accento: «Tutto è compiuto». E la mia anima risponde: «O Divino Maestro hai compiuto tutto, facendo tutto bene. L'alta missione l'hai espletata divi¬namente, salvando il genere umano; puoi dunque ora ritornare dal Padre Tuo, che Ti aspetta e Ti tende le sue braccia Paterne. Ma io vedo il Tuo petto divino più ansante, l'ulti¬mo istante della Tua vita già arrivato, gli occhi della Mamma tua fissi e rivolti a Te, mentre un fremito di angoscia Le passa per la Persona. Ella ti vede lentamente declianre il capo, mentre per l'ultima volta fai udire la Tua voce: «Padre, nelle Tue mani raccomando il mio spirito»: e muori.
AFFETTI
O Madre cara, nel vedere la tua calma in mezzo a tanto cordoglio mi si commuove l'a¬nima. Tu, immersa in Dio solo, stai fissa alla croce, mirando, con pace e tranquillità, gli orrori di questo giorno. Il mondo intero è avvolto in una vera caligine tenebrosa, e Tu sola contempli il Tuo morto Gesù, lo adori, lo ami nell'estasi della Tua anima straziata.
Oh Madre! dalla sommità del Calvario attiraci tutti a Te, onde piangere con Te la morte del Tuo Unigenito, mentre le nostre lagrime, ver¬sate ai Tuoi piedi, ci frutteranno gioie perenni.
Mons. Guy scrive: Ogni anima che è intrisa di lagrime, è come una terra feconda, di cui Dio finisce sempre per farne un Paradiso. Oh! quale grandezza è nascosta nel puro pati¬re per Gesù e per amor Tuo. E Tu vedi, o Mamma, quante pene nell'intimo del mio
cuore! quanti solchi profondi; quanti cari scomparsi dal nido benedetto della mia fami¬glia! Quei sacri vincoli spezzati per Te sin dal mattino della mia vita, Tu li rannoderai lassù. Vedi come sanguina il mio cuore per tante incomprensioni e disprezzi subiti. Donami Tu il coraggio... alita su di me la Tua calma, e fa che io imiti la tua invitta fortezza.
O Madre, Tu mi hai sempre sorriso e fatto soavemente sentire la Tua carezza divina. Sorridimi ancora, allorquando la mia vita é per finire. Tu nel cammino della mia esistenza mi sei stata sempre d'accanto. A Te ho consa¬crata la mia vita; per Te in morte tutti i palpiti del mio cuore ardente. Adempi adunque, o Madre, il sogno mio.
Morir d'amor per Te, oh! qual martirio bello. Vorrei, vorrei soffrire per Te, o Madre dolorosa. Angeli del Golgota, ridite Voi alla Regina dei mesti, che io soffro lontano da Lei. Desidero di essere unita a Lei a Gesù, ed eternarLe perenne il mio canto d'amore.
OSSEQUIO. - Tenere sempre compagnia alla Madonna ai piedi della Croce. GIACULATORIA. - Per i Tuoi dolori, o Madre mia, mi sia concesso il premio di un pio morire.


CORONA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA
O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo Come era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen

Nel Primo Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che presenta Gesù bambino al Tempio e incon¬tra il santo vecchio Simeone che le profetizza la «spada» del dolore.
Maria Santissima offre Gesù a Dio Padre, offre la Vittima pura, santa e immacolata, e con Lui of¬fre se stessa, chiamata ad essere la Corredentrice universale: per questo Gesù sarà Vittima crocifissa e Lei avrà l'anima trapassata dalla «spada» del do¬lore per tutti i peccati del mondo. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Secondo Dolore si contempla
Maria Santis¬sima che fugge in Egitto per salvare Gesù bambino dalla morte.
Maria Santissima fugge in esilio con S. Giuseppe per salvare la vita di Gesù Bambino minacciato di morte. Il dramma di dolore dell'esilio di Maria Santissima è grazia di sostegno per tutti noi «esuli figli di Eva» chiamati, da questa terra di esilio, alla Patria dei cieli, a cui arrivare per la via della Cro¬ce, da Lei sostenuti e confortati. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Terzo Dolore si contempla
Maria Santissima alla ricerca di Gesù ritrovato nel Tempio a Geru-salemme.
Maria Santissima soffre un'angoscia terribile per lo smarrimento di Gesù a Gerusalemme. Per tre giorni Ella ricerca il Figlio, e lo ritrova nel Tempio. Smarrire Gesù, perdere Gesù: è la più grande disgra¬zia che ci possa capitare, perché solo Lui è la Via, la Verità e la Vita; perciò bisogna subito ricercarlo e ri¬trovarlo nel Tempio, nella Casa del Signore, acco¬standosi ai Sacramenti della Confessione e della Co¬munione. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Quarto Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che incontra il Figlio Gesù sulla via del Calvario.
Maria Santissima incontra Gesù sulla strada del Calvario e percorre con Lui il cammino doloroso fino al Golgota, portando nel cuore la Croce di Gesù come una «spada» che penetra sempre più a fondo nella sua anima per la redenzione dell'uma¬nità peccatrice. Con Maria Addolorata seguiamo anche noi Gesù portando la Croce della nostra salvezza. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Quinto Dolore si contempla
Maria SS Addolorata presente sul Calvario alla Crocifis¬sione e Morte di Gesù.
Maria Santissinia Addolorata è presente alla Crocifissione e Morte di Gesù e soffre nel suo cuo¬re di Madre tutti gli strazi del corpo di Gesù inchio¬dato alla croce, abbeverato di fiele, trafitto al co¬stato. Qui la «spada» del dolore ha trapassato tut¬ta l'anima di Maria, ma Ella ha offerto tutto sem¬pre unita al Figlio Redentore come Corredentrice universale di salvezza. Ella voglia stampare nelle nostre anime l'immagine del Crocifisso. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Sesto Dolore si contempla
Maria SS Addolorata che riceve tra le braccia Gesù deposto dalla Croce.
Maria Santissima riceve fra le braccia Gesù de¬posto dalla croce. Questa è l'immagine della pietà. Ma è anche l'immagine della maternità sacerdotale della Corredentrice universale che offre al Padre la Vittima divina, ostia di salvezza per tutti gli uomini di ogni tempo e luogo. O Madre pietosa, tieni an¬che noi fra le tue braccia per offrirci a Dio. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

Nel Settimo Dolore si contempla
Maria Santissi¬ma che depone Gesù morto nel sepolcro.
Maria Santissima depone il corpo di Gesù nel se¬polcro per attendere con fede invitta la sua resurre¬zione. Il sepolcro di Gesù è un sepolcro di vita e di gloria, e così sarà del sepolcro di ogni redento che accoglie il Redentore, mentre il sepolcro di chi rifiuta Cristo sarà sepolcro di perdizione eterna. Madre Addolorata, deponi anche noi nel sepolcro di Gesù per risorgere un giorno come Lui alla vita eterna. Un Padre nostro e sette Ave Maria.
CANTO: O Maria, dolce mio bene fa che pure nel mio cuore siano impresse le tue pene.

TESTI TRATTI DA: www.preghiereagesuemaria.it

IMMAGINE TRATTA DA: google

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